Nonostante fatturati stabili, gli editori indipendenti denunciano costi in crescita esponenziale per la produzione e la distribuzione che finiscono per erodere ogni margine e mettere in difficoltà molte aziende. La quasi totalità degli intervistati chiede al governo di riaprire il tavolo sulla legge per il libro, di estendere anche agli editori di libri le detrazioni fiscali sulle spese per la carta e giudica molto negativamente la cancellazione del “decreto biblioteche”.
L’indagine è stata condotta da adei attraverso un questionario anonimo somministrato a un campione di 108 case editrici indipendenti, attive principalmente nei settori narrativa, saggistica e bambini-ragazzi, con un numero di dipendenti compreso tra 1 e 15 e un numero di novità pubblicate nel corso dell’anno 2023 compreso tra 1 e 100.
L’indagine è stata condotta da adei attraverso un questionario anonimo somministrato a un campione di 108 case editrici indipendenti, attive principalmente nei settori narrativa, saggistica e bambini-ragazzi, con un numero di dipendenti compreso tra 1 e 15 e un numero di novità pubblicate nel corso dell’anno 2023 compreso tra 1 e 100.
Nell’anno 2023, il numero di novità pubblicate dagli editori indipendenti è rimasto invariato rispetto all’anno precedente per il 36,1%, è diminuito per il 34,3% e aumentato per il 29,6%. Le previsioni di chiusura del fatturato 2023 sono di aumento per il 50,9% degli editori intervistati, di sostanziale parità per il 33,3% e di una diminuzione entro il 10% rispetto all’anno precedente per l’8,3% degli intervistati, mentre solo per il 7,5% la prevista diminuzione sarà superiore.
L’indagine è servita a valutare l’impatto sulle case editrici indipendenti delle principali criticità che interessano il settore. Tra i problemi più sentiti dagli intervistati c’è quello della insufficiente marginalità a causa dei costi di produzione e distribuzione: nella ripartizione della “torta” che compone il prezzo del libro, una volta pagati cliente (libreria, portale web o grossista), distribuzione, rete promozionale e autori, quello che resta alla casa editrice non basta nemmeno a coprire i costi di produzione per l’88% delle case editrici intervistate, con un 36,1% che dichiara di esser riuscita solo in parte a superare il problema e un 27,8% che non riesce a superarlo nonostante le misure adottate. Per il 66,7% l’erosione della marginalità è dovuta anche all’aumento degli sconti concessi a librerie, store online e grossisti.
In un contesto di mercato in cui, per entrare in libreria, si concedono non solo sconti più alti ma anche tempi di pagamento sempre più lunghi (in editoria possono arrivare anche oltre i 365 gg), l’allungamento dei tempi medi di pagamento ha coinvolto il 72,3% degli intervistati, con un 30,6% che dichiara di essere riuscito con opportune misure a superare il problema, un 34,3% che l’ha superato solo in parte e un 7,4% che ne è gravemente condizionato.
Il 67,6% delle case editrici intervistate ha sofferto problemi di cashflow legati ai tempi di pagamento della distribuzione, con un 14,8% che dichiara un impatto molto grave, che condiziona seriamente l’operato della casa editrice.
Un numero importante di intervistati, l’83,3%, lamenta mancanza di potere contrattuale nei confronti di distributori e promotori, con un 41,7% per cui questo problema non riesce a essere risolto e condiziona gravemente l’operato della casa editrice. Un quadro indubbiamente legato all’anomalia della situazione italiana, dove la distribuzione è concentrata in pochi grandi gruppi, controllati da grandi marchi editoriali.
Le rese di libri sono aumentate per il 56,5% degli editori, ma il problema è riuscito a essere gestito, con solo l’8,3% degli intervistati che dichiara conseguenze molto impattanti.
Risulta subito evidente che gli aumenti dei costi hanno colpito in modo importante il comparto editoria indipendente nel corso dell’anno. Il 92,6% delle case editrici intervistate ha sofferto l’aumento dei costi di produzione dei libri, dovuto in gran parte all’aumento dei costi per la carta. Il 45,4% degli intervistati ha adottato misure che hanno permesso solo in parte di superare il problema, mentre per il 24,1% il problema è rimasto senza soluzioni e mette a rischio la stessa casa editrice. Analogamente, l’86% degli intervistati lamenta l’aumento dei costi per logistica e trasporti.
Quali sono state le misure adottate dalle case editrici per far fronte all’aumento dei costi, nell’assenza di supporti da parte delle istituzioni? Il 59,3% degli editori ha ridotto le tirature, mentre il 58,3% ha aumentato i prezzi di copertina, ma non in misura sufficiente da coprire gli aumenti. Temendo oltretutto le conseguenze sulle vendite in uno scenario in cui il potere di acquisto delle famiglie si riduce. Solo il 7,4% ha aumentato in modo più importante i prezzi di copertina. Il 36,1% degli intervistati ha ridotto il numero di novità pubblicate, e la stessa percentuale ha lavorato sulle caratteristiche dei libri per abbassare i costi, per esempio riducendo la grammatura della carta, il formato, o rinunciando a lavorazioni particolari. Mentre il 34,3% ha dovuto rinunciare ad alcune ristampe di titoli andati esauriti. Il 31,5% ha dovuto ridurre la partecipazione alle fiere, rinunciando o prendendo stand più piccoli. Un quarto delle case editrici ha dovuto ridurre gli investimenti in marketing.
Rispetto a tutte queste emergenze, la mancanza di interventi a sostegno dell’editoria di libri da parte del governo, e anzi il taglio o la riduzione di alcune misure esistenti, sono molto preoccupanti per gli editori indipendenti italiani.
La cancellazione del “decreto biblioteche”, che da alcuni anni consentiva acquisti di nuovi libri da parte delle biblioteche, con l’obbligo di rivolgersi in gran parte a librerie del territorio di appartenenza, secondo il 91,7% intervistati avrà effetti negativi sull’offerta culturale per i lettori. L’84,3% teme gravi conseguenze a carico delle librerie indipendenti; per il 78,7% questo mancato rinnovo della misura potrebbe aggravare sensibilmente la crisi del comparto libro. Il 57,4% degli intervistati ritiene che avrà effetti diretti sulla casa editrice, portando a una sensibile diminuzione dei fatturati.
Secondo il 97,2% delle case editrici intervistate, l’editoria di libri ha sofferto in modo grave per l’aumento dei costi di produzione, eppure è un settore produttivo privo di significative forme di sostegno in Italia. E il 96,2% del campione è concorde nel dire che fare l’editore in Italia è più difficile che in altri Paesi europei per la mancanza di programmi strutturali di supporto al settore. Per il 92,4% le case editrici in Italia hanno possibilità molto scarse di accedere ai bandi di finanziamento per le imprese (per mancanza di requisiti o per il tipo di investimenti finanziati). Per il 95,2% degli editori anche la vendita dei diritti esteri dei libri italiani non è adeguatamente sostenuta, come avviene invece in altri Paesi. Il 93,5% ritiene che il credito d’imposta per i costi di acquisto della carta dovrebbe essere introdotto anche per gli editori di libri e non solo per la stampa periodica.
Prioritaria, per gli editori indipendenti, è una Legge per il Libro, sul modello di quella per il cinema: il disegno di Legge era arrivato a una fase avanzata al termine dell’ultima legislatura, ma a oggi il governo non ha risposto agli appelli di adei per la riapertura del tavolo di confronto. Tra le misure contenute nel ddl, proprio il credito d’imposta alle imprese editrici di libri sulle spese sostenute per l’acquisto di carta per la stampa dei libri riveste la massima importanza per gli editori indipendenti. Il 79,6% considera importanti i contributi alle imprese editrici di libri di nuova costituzione e alle start-up editoriali innovative.
Contributi alle micro, piccole e medie imprese editrici di libri, per progetti innovativi di sviluppo, nell’ambito della produzione, commercializzazione, promozione presso il pubblico e gestione magazzino sarebbero importanti per il 90,8% degli intervistati, con il 46,3% che li considera prioritari. Per il 94,5% sarebbe importante un maggiore sostegno alle traduzioni di libri italiani all’estero: tra questi il 51,9% ritiene prioritaria e urgente la misura.
L’indagine è servita a valutare l’impatto sulle case editrici indipendenti delle principali criticità che interessano il settore.